mercoledì 5 giugno 2013

fine anno

C'erano tutti. I genitori, i nonni, le maestre. Tutti li, nella mega-tendona montata dal comune per lo spettacolo di fine anno della scuola. In un solo colpo si festeggia: festa della famiglia, festa del "día de Canarias" e fine dell'anno scolastico. E io ho sofferto. E ho sofferto perché, come dice Daniel, sono una fondamentalista. Si perché li dove gli altri genitori hanno visto uno spettacolo teatrale che raccontava la storia di un magico regno di carta, io ho visto solo l'ansia da prestazione di Miss Meraviglia. L'unico suo pensiero per me era chiaro ed evidente, tangibile, direi: fare quello che devo fare, dire quello che devo dire e mettermi li dove mi dicono che devo stare. E così per 2 ore. Dopo il teatro, le poesie, i balli e le canzoni era giunto il momento di dare "il regalino" ai genitori. Ed ecco, la Miss viene verso di noi, senza sorridere, seria, tira fuori dalla bustina un portachiavi per me, uno per Daniel e poi non sapeva se darci o no un rotolo di carta. Le dico che anche quello è per noi perché tutti i genitori lo avevano aperto e lo leggevano insieme ai figli. La Miss si guarda intorno, lo vede anche lei e allora mi da il rotolo e se ne va per tornare sul palco, dalla maestra. Le diciamo, io e Daniel: "amore, vieni: leggiamolo insieme!" Lei si gira, ci guarda, e torna a camminare per andare dalla maestra. Segue le istruzioni. La maestra ha detto di dare il regalino ai genitori, non di sorridere, non di leggere con loro l'ennesima poesia, non di darsi un bacio o un abbraccio. E quindi non si fa, si da il regalino e basta. Si torna sul palco per ricevere ulteriori istruzioni sul da farsi.
E io ho sofferto. Ho sofferto per aver visto mia figlia che si auto-censura. Mia figlia che esegue degli ordini. Mia figlia che ha sofferto per anni l'autorità. Mia figlia. E io ne sono colpevole. Non mi odio, né mi disprezzo. Ma so che è dipeso dalla mia ignoranza il lasciarla in balia della scuola e della morale (amorale) che li le hanno inculcato e che dista dalla mia anni luce. Ho sofferto ma ho anche gioito: ho gioito nel sapermi ora cosciente, nel sapere che non accadrà più, nel sapere che si può cambiare. Restano pochi giorni e poi saremo davvero libere!!

5 commenti:

  1. Ciao Laura, per lasciare il mio commento alla tua interessante riflessione, che tra l'altro ha attraversato anche il mio animo in più di una occasione, (....e continuiamo a somigliarci.....) parto proprio dal commento di tuo marito essere "fondamentalisti".
    Questo è un rimprovero che viene mosso anche a me quando cerco di rendere "gli altri" partecipi del turbinio di emozioni e pensieri che mi assalgono nel momento in cui vedo mia figlia alle prese con esperienze che possano in qualche modo scalfire il correre naturale delle sue espressioni.
    Gli altri sono ovviamente mio marito e mia mamma le persone con le quali mi confronto quotidianamente.
    Beh nel mio caso mi sono detta che hanno spesso ragione, voglio dire che la mia mente vorrebbe che la vita di mia figlia fosse perfetta, non può esserlo. Il mio cuore vorrebbe che lei fosse sempre felice, non può esserlo. Anche se dico il contrario in fondo in fondo so che i motivi sono quelli.......
    Ripenso a quando ero bambina, quante delusioni ho provato, quante sofferenze, quanti "rospi" ingoiati, mi hanno resa quella che sono oggi e tutto sommato ne sono soddisfatta.
    La devo lasciare fare le sue esperienze anche negative, sopratutto quelle, la felicità la vive tanto in casa e si sta fortificando per avere gli strumenti per superare le delusioni esterne.
    Coraggio!!!!!!
    Un abbraccio

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    1. Cara cyber-amica e fondamentalista...
      Non si tratta tanto di essere felici sempre e comunque, quanto di essere liberi. Liberi di essere come si è senza vivere la paura paralizzante di essere inadeguati. Anche io ho vissuto brutti momenti ma non credo di essere cresciuta grazie a questi, bensi nonostante a questi.
      Ed è per questo che la scuola per me è negativa: deprime la libertà di espressione e la congela e limita per interessi di currículum, di orari ministeriali, di norme sociali tristemente spersonalizzanti. E quindi... Sono fondamentalista!
      Un abbraccio grande :))

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  2. Sono perfettamente d'accordo con te, ciò che intendo dire è che "la paura paralizzante" la si può avvertire a prescindere dalla scuola, dagli orari ecc. La si può avere anche in circostanze della vita in genere dove ti senti "obbligato" a fare qualcosa che in quel momento non vorresti o vorresti fare in altro modo. La competizione a cui la scuola spinge è a priori sbagliata e la contesto, le recite dove questi bimbetti sembrano scimmiette ammaestrate sono fatte per la "soddisfazione" di pochi sciocchi genitori e per dimostrare che le maestre hanno lavorato, però e sottolineo però io sono con te al 100% sulla libertà per tua figlia.....Sai come io ho risolto il problema? Beh risolto non è proprio la parola esatta forse dovrei dire affrontato il problema? Dicendo sempre a mia figlia di cercare di prendere il lato buono da ogni situazione, trasmettendo un concetto che ritengo fondamentale per tutti noi per la sopravvivenza, trarre da ogni circostanza anche la più minuscola parte positiva.
    E' chiedere troppo per bambine di questa età ma se già avranno recepito il messaggio sarà tanto; chiaro è che non occorre violentare la loro sensibilità e libertà di espressione. Stai a noi mamme riconoscere le situazioni limite....sai tu se questa lo era o no
    :)))))))

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  3. Questo è un consiglio che dovrei darmi più spesso: cogliere il lato buono. Di solito lo faccio ma "in differita"! E si: è un buon modo per ispirare nei nostri figli un necessario spirito critico! Grazie Liliana: sei preziosa!

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  4. Questi scambi sono preziosi:-):-):-)

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